TERAMO – Ci sono anche gli acquisti di una friggitrice al Mediaworld o di un caffè in un autogrill autostradale tra le spese effettuate dalla banda di teramani e stranieri a cui la squadra mobile della questura di Teramo contesta l’utilizzo di codici clonati di carte di credito, perlopiù di correntisti stranieri. Un giro economico che gli investigatori, coordinati dalla procura distrettuale dell’Aquila, hanno valutato in circa mezzo milione di euro. Al momento non è stata fissata la data degli interrogatori di garanzia, che dovrebbero tenersi dinanzi al gip aquilano che ha firmato i provvedimenti cautelari, lo ricordiamo nove, dei quali sette ai domiciliari. E’ probabile che si tengano entro lunedì prossimo, termine previsto dalla legge, ma alcuni difensori degli indagati annunciano già il ricorso al tribunale del riesame contro il provvedimento. E’ il caso del presidente regionale dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, Nicola Marcozzi, da ieri agli arresti domiciliari perchè gli viene contestata la partecipazione all’associazione a delinquere ma soltanto per via della sua conoscenza altri due imprenditori teramani coinvolti. Marcozzi è infatti l’unico dei nove finiti agli arresti che non risulta aver mai fatto acquisti e al quale non è stato rinvenuto il possesso di alcun macchinari per la clonazione e la copia dei codici. Anche l’enorme mole di telefonate, oltre duecentomila, intercettate dagli investigatori, riportano colloqui del pensionato teramano ex dipendente della Asl, in solo tre occasioni, come riferisce il suo legale Elvio Fortuna. E quella di Marcozzi non dovrebbe essere l’unica posizione a finire sotto la lente di ingrandimento della magistratura di appello. l’obiettivo degli indagati è dimostrare posizioni marginali rispetto al ruolo maggiore di organizzazione, addebitato al pakistano Farooq e al gestore di night Romolo.
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